La Whiskey Rebellion fu una rivolta popolare iniziata nel 1791 e terminata in un’insurrezione nella località di Monongahela Valley (Pennylvania) nel 1794.
Cosa fece scoppiare la Whiskey Rebellion
La Whiskey Ribellion nacque come ribellione ad una tassazione sulla produzione dei distillati del neonato governo degli Stati Uniti d’America. La guerra di indipendenza dei coloni aveva lasciato un grande debito al nuovo ordinamento governativo federale, che si assunse i debiti dei singoli stati.
Il segretario al tesoro Alexander Hamilton varò diversi provvedimenti per pagare il debito istituendo anche una tassa sulla produzione di spiriti e distillati approvata dal Congresso nel 1791.
L’imposta era di 6 centesimi di dollaro per ogni gallone per i grandi produttori, mentre per i piccoli produttori di 9 centesimi. Questi ultimi erano coloni occidentali, già in difficoltà economiche, che la considerarono ingiusta e discriminatoria.
La tassa sul Whiskey venne osteggiata e contrastata dal primo giorno della sua approvazione, e doveva essere pagata preventivamente dai produttori. Si scatenarono malcontenti, vennero osteggiati e contrastati gli esattori federali delle tasse, fino a sfociare in proteste violente.
La tensione giunse alla rottura nell’estate del 1794, quando le proteste si trasformarono in una ribellione armata. I primi scontri avvennero in Pennsylvania a South Park Township (Pittsburgh). Venne rubata la posta, si bloccarono dei provvedimenti giudiziari, malmenarono un esattore delle tasse, fino a minacciare di un assalto alla città di Pittsburgh.
Quale è stata la conclusione della Whiskey Rebellion
George Washington invocò la legge marziale, e con una milizia di 13.000 uomini marciarono verso la Pennsylvania occidentale, nell’ottobre del 1794. Molti ribelli furono arrestati e si afferma nuovamente l’autorità dello Stato federale.
Conseguenze sulla legislazione degli Stati Uniti
Per la prima volta, le truppe del nuovo stato intervengono per far rispettare le leggi federali ai cittadini americani. Questo evento è il precedente che stabilisce la modalità con cui i cittadini americani possono contestare una legge, cioè appellandosi ai loro rappresentanti in parlamento.
Durante questo periodo la repressione ebbe una conseguenza inaspettata, ossia incoraggiò i produttori di Whiskey negli stati del Kentucky e del Tennessee (che erano esclusi dal controllo federale) ad incrementare la produzione di distillati. In queste zone si coltivava anche il mais, che unito alle acque sorgive pure, consente la produzione del loro Whiskey: il Bourbon.
La tassa sul whiskey fu comunque sempre “odiata” e venne definitivamente abrogata nel 1803.
Curiosità: George Washington mantenne un alambicco presso la sua tenuta (Mount Vernon) per produrre proprio il Rye Whiskey.
Il distillato di segale (Rye Whiskey) era la base dei prodotti alcolici americani e inizia a decadere durante il periodo del proibizionismo, i terreni coltivati con segale vengono convertiti ad altri prodotti agricoli, e lasciano la strada spianata alla diffusione del Bourbon Whiskey.
I campi coltivati con segale in America divennero pochissimi, e quando il proibizionismo finì il Rye Whisky era relegato a produzioni di piccole aziende.
Cocktail con il Whiskey Americano
Il ritorno del Rye dell’ultimo decennio ha spinto i grandi produttori a rilanciare questo distillato, e ha favorito la rinascita di piccoli produttori che utilizzano metodi tradizionali di distillazione.
Il Rye Whiskey deve contenere almeno il 51% di segale, ma non esistono regole riguardanti l’origine o la varietà.
Il whiskey americano (Rye o Bourbon) è un elemento di moltissimi cocktail che sono tra i più apprezzati in tutto il mondo (Whiskey Sour, Manhattan, Mint Julep, Boulevardier).
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Luigi Maldera